La storia dell'ulivo accompagna lo sviluppo delle civiltà nel bacino mediterraneo.
I primi utilizzi
È nell'area siriano-palestinese dove sono state rinvenute le più antiche testimonianze di coltivazione risalenti a 6.000 anni fa, quando le comunità di agricoltori che occupavano queste regioni intervennero su una popolazione di ulivi a frutti grandi e iniziarono a selezionarne le varietà in modo sistematico, scoprendo che era possibile ricavarne un liquido denso ed untuoso, benefico ed utile per proteggere la pelle, di sapore aromatico piuttosto gradevole e che poteva bruciare facilmente.
Dalla Grecia all'Impero Romano
Nel IV secolo a.C. la produzione e l'esportazione di olio trova il suo centro ad Atene, ed in generale in tutta la Grecia.
Il dominio di Roma sul Mediterraneo rappresenta l'epoca antica di maggior sviluppo dell'ulivo, in cui i momenti di produzione, commercio e consumo dell'olio d'oliva, si intrecciano significativamente allo sviluppo delle strutture agrarie e dell'organizzazione della proprietà terriera. Dopo la fine della terza guerra punica, l'intero Mediterraneo fu coinvolto in un processo di diffusione dell'ulivo: il commercio dell'olio era, con quello dei cereali, il più importante dell'Impero.
La chiusura e la rinascita
Durante il Medio Evo, l'olio d'oliva divenne assai raro e prezioso.
Sono gli ordini religiosi a possedere la maggior parte degli ulivi ancora coltivati e l'olio si trova solo alla mensa dei ricchi, ma soprattutto degli ecclesiastici.
A partire dalla fine del Medio Evo, il panorama di paesi affacciati sul Mediterraneo tornò a coprirsi di uliveti ed il commercio oleario raggiunse nuovamente l'importanza dei traffici antichi.
Questi traffici coinvolsero precocemente anche il Nuovo Mondo, dove all'esportazione dell'olio seguì la trasmissione delle tecniche di coltura dell'ulivo e di produzione olearia.
Assieme con l'ulivo si è diffusa nel mondo una civiltà alimentare, riscoperta dalla scienza contemporanea e battezzata Dieta Mediterranea.